[TORMENTONE 2010] Alors on danse – Stromae

SIGNIFICATO

INTERPRETAZIONE #1 (fornita dallo stesso Stromae)

Alors on danse diventò l’indiscusso tormentone dell’estate 2010, raggiungendo le vette delle classifiche in Francia, Germania, Austria, Italia, Vallonia e in molti altri stati europei. Tutto ciò ha ancora più dell’incredibile se si pensa che la canzone sia cantata in francesce e non nella ben più nota lingua inglese o spagnola. La canzone, di genere trip hop con influenze di musica elettronica e dance, è stata scritta dallo stesso cantante, mentre per la produzione è stato affiancato da Dimitri Borrey. Lo strumento musicale usato nel ritornello è il mizmar arabo, strumento musicale a fiato popolare nei paesi arabi.

Lo stesso Stromae parlò apertamente della canzone durante una intervista e successivamente anche di come nacque l’idea di prendere come nome d’arte Stromae: «Anche una canzone electrodance come questa può avere un testo con un contenuto. Il leitmotiv dei miei brani è doppio: da un lato ci vuole qualcosa che faccia ballare, dall’altro un significato. Non mi va di scrivere un testo che dice “ti amo, mi ami, andiamocene in spiaggia”». «Non è una lingua internazionale come l’inglese. Incredibile vedere il sostegno in Paesi dove non la capiscono». «Sono pessimista di natura. Forse mi viene da quando avevo 18 anni e a Parigi vedevo tanta gente che in discoteca fingeva di dimenticarsi dei problemi con un sorriso. I loro occhi dicevano che quei problemi c’erano ancora», spiega Stromae è nato a Bruxelles, mamma belga e papà ruandese. «Ho visto solo 3 volte mio padre, praticamente non l’ho mai conosciuto. Ci ha lasciati quando ero piccolo ed è morto nel genocidio ruandese. Mia madre è una donna molto coraggiosa: ha cresciuto da sola quattro figli ».

E sul nome d’arte disse: «Stromae, vuol dire Maestro. È uno slang francese molto popolare. Si modificano le parole tagliandole a metà e invertendo le due parti. Merci, ad esempio, diventa cimer ». Tre i filoni musicali lo hanno influenzato particolarmente: «Anzitutto la dance europea Anni 90, non si può sempre seguire la cultura americana. E allora gruppi come Snap!, l’italiana Gala o i Technotronic di “Pump up the Jam” che mi si stampò in mente quando mia sorella vinse il disco al concorso di una radio. Poi c’è la canzone francese di Aznavour, Edith Piaf, e del mio connazionale Jacques Brel. Infine l’hip hop». Sul suo sito internet e su YouTube ha lanciato una scuola di musica: videolezioni con riprese amatoriali. «È un nuovo modo per fare promozione. Non farò mai dei video con delle modelle tettone. Faccio musica in camera mia e in quelle clip mi mostro per quello che sono».

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