Il Comico – Cesare Cremonini

SIGNIFICATO

INTERPRETAZIONE #1 (Fornita dallo stesso Cesare Cremonini)

“Comincio dal primo singolo uscito in queste settimane, Il comico (sai che risate). L’ho iniziata a scrivere all’inizio dell’inverno e poi l’ho lasciata riposare per qualche settimana per finire altri pezzi, e perché l’approccio era davvero molto cantautorale, volevo capire bene cosa stava uscendo per non perderne la forza. Walter mi chiedeva di renderla moderna pur riconoscendo a quel testo una sua forza. Quando mi sono ritrovato fra le mani la vecchia pagina con l’inizio del testo “Sono stato anche normale, in una vita precedente…” ho pensato “questo è un grande inizio per un disco!”. Parlare di una “vita precedente” da “normale” mentre cominci un nuovo viaggio folle e senza freni è una figata! E così il testo è venuto giù limpido e fluorescente. Alessandro Magnanini, con cui ho lavorato a lungo agli arrangiamenti e alla pre-produzione del disco mi ha dato una mano nella scrittura del ritornello, io ci ho messo il bridge e lo special, lui le chitarre, Ballo ha registrato il basso (poi schiacciato con un effetto che noi chiamiamo “pompa” che si usa solitamente nella musica house), (per questo non lo sentite le note in modo troppo distinto), ed ecco che la canzone ha iniziato a crescerci fra le mani, fino a raggiungere quello che sentite ora. Ricordo di aver detto a Walter che volevo uscire con questo singolo perché le canzoni “commedia” sono quelle che preferisco, e sapevo che chi mi segue avrebbe riconosciuto questa mia preferenza, già adottata in “Le sei e ventisei” e “Marmellata#25”. Volevo giocare una carta che fosse un mix fra tutto quello che avevo fatto. Da 50 Special a Mondo. E credo di esserci riuscito. C’era molta aspettativa, forse anche troppa sul nuovo album, gli ultimi singoli avevano fatto notare una crescita continua e non volevo “deludervi”, a costo di tirare fuori un singolo più difficile di altri. Cosa che poi è stata smentita in pochi giorni. Oggi quel singolo va in radio come fosse guidato da Alonso.

La metafora del comico vive nelle immagini più chiare della canzone. Ma quel “lanciarsi nell’aiuola” è la più ironica. Nella mia testa è quella che circonda i ricordi di ogni mia vacanza da piccolo. Quella che avvolge la casa di campagna dove vive il mio babbo. Quella intorno al campetto da basket della scuola dove ho fatto le elementari e le medie, qui, di fronte a casa mia. Dopo il tramonto, in un giardino pieno di gente mascherata, con davanti una lei da intrattenere, una di quelle che ti abbassa lo sguardo in un istante. Non ci si abitua mai ad essere amati se non lo sei stato da piccolo!

L’occhio che ride mentre “piange il cuore” è una condizione invece alla quale sono abituato ormai, e non ci faccio più caso, me la tengo per me da sempre e così sia. Difficilmente riesco a trovare una forma di felicità piena, fine a se stessa. Convivo con questo strano vuoto che mi perfora l’anima e cerco di cambiare attraverso gli altri, anche attraverso la musica, ma mai da solo o appoggiandomi unicamente a me stesso. Attraversare chi mi circonda, poterlo toccare, mi libera da ogni male. Mi purifica e libera. Per questo questa canzone mi ha dato una grande pace dopo averla scritta. Credo che l’avrò ascoltata almeno 9000 volte prima di farvela sentire.

I suoni che sentite “in alto”, quel ritmino che accompagna solo le strofe fin dall’inizio della canzone è composto da due suoni. Uno è un sinth (il suono più sottile) e l’altro è una chitarra con il delay (quello più ciccione). C’è stato un dilemma a pochi giorni dal missaggio perché la strofa 2 (“Si rincorrono i ricordi come cani in un cortile, tu nemmeno te ne accorgi, come un fesso vorrei farti innamorare”), il Duka preferiva un’altra versione che avevo scritto, e che probabilmente non verrà MAI cantata. Il testo era così: “Sono stato anche bambino poco prima di invecchiare, con le lacrime ho capito che un sorriso può farci innamorare…”. Alla fine abbiamo scelto la prima versione ma il dubbio è stato feroce. A uno piace una cosa, all’altro un’altra, difficile scegliere”. – Cesare Cremonini

INTERPRETAZIONE #2 (inviata da un nostro lettore)

Il singolo con cui ha presentato l’album, “Il comico”, tratta una difficoltà relazionale e di comunicazione tra l’uomo e la donna. Nel confine tra i desideri non detti e i pensieri nascosti, Cremonini stila il profilo (autobiografico?) di un uomo che cerca di far innamorare, attraverso il sorriso, una donna triste e disincantata.

Sono stato anche normale in una vita precedente
mi hanno chiesto: “che sai fare?”, “so far ridere la gente”
meno male che non ho fatto il militare
sì, meno male. sai che risate…
Sin dall’inizio troviamo un uomo che gioca a prendersi poco sul serio. “Meno male che non ho fatto il militare” ha un significato metaforico: qui si consola del non aver seguito una vita monotona e mediocre, impossibile per un carattere così anticonformista.
c’è chi non conosce Dante, chi c’ha tutto da imparare
chi è felice quando piange, chi si veste da soldato a Carnevale
io mi nascondo tra la gente
sì, a Carnevale non so che fare 
Ognuno nella vita ha un ruolo. Il Carnevale però rappresenta quello strappo alla regola, l’eccezione che ci fa spogliare dei panni che usiamo abitualmente. Chi si veste da soldato a Carnevale è colui che, anche quando può fare uno strappo alla regola, decide, per comodità, di vestire i panni che è solito portare. Il comico invece vive una vita anticonformista e proprio per questo non ha bisogno del Carnevale per uscire fuori dagli schemi.
tu vestita da bambina, prigioniera
vuoi scappare da una perfida regina
così seria da star male
A questo punto entra in scena lei, la donna di cui il comico è innamorato. Lei è una sognatrice, prigioniera del ruolo che gli ha affidato la società che la circonda. In questo modo ha perso le speranze e con loro il sorriso.
non so dirti una parola, non ho niente di speciale
ma se ridi poi vuol dire che una cosa la so fare
se mi lancio in un’aiuola casco e non mi faccio male 
Il comico è timido e non sa offrire una via di uscita alla donna, ma allo stesso tempo riesce a farla ridere, provando a farle dimenticare la realtà. Nell’ultima frase il comico si lancia in un’aiuola pur di far sorridere la ragazza; questo tratto ricorda i personaggi del cinema muto, come Charlie Chaplin. Dopo le prime due frasi però, il flusso narrativo sembra decomporsi. L’ultima frase infatti non aggiunge nulla alla storia, ma è didascalica e interrompe l’atmosfera elegiaca della descrizione della ragazza.
e l’occhio ride, ma ti piange il cuore
sei così bella ma vorresti morire
Il comico riesce a farla ridere. Ma la serenità è superficiale e non cura il dolore dell’anima. E’ bella, ma all’apparenza. Quello che non riesce ad accettare è la sua interiorità.
pensavi di essere trovata su una spiaggia di corallo
una mattina dal figlio di un pirata
chissà perché ti sei svegliata 
Questa parte del brano è importante per capire il significato completo del testo. Nelle fiabe infatti solitamente si immagina un principe. Qui invece lei pensava di essere scoperta, come se fosse stato un tesoro, dal figlio di un pirata Questa figura anticonformista e poco cavalleresca è metaforica: il pirata è infatti un uomo che non vive una vita piatta e non ha un ruolo conforme alla società. Poi però quel sogno è svanito e la vita è cambiata.
si rincorrono i ricordi come cani in un cortile
tu nemmeno te ne accorgi, come un fesso vorrei farti innamorare
no, ti prego non andare…se puoi rimani, fino a domani
Dopo il ritornello, che ci trasporta in un’atmosfera lontana e poetica, ritorniamo alla strofa. A livello testuale troviamo un passo indietro. Tutte queste frasi infatti non aggiungono nulla alla storia. La prima similitudine, oltre ad essere fuori contesto, perde in poeticità rispetto al resto della canzone. Che lui voglia farla innamorare lo si era  già capito nel resto del testo, mentre il finale è abbastanza debole concettualmente e soprattutto a livello narrativo è vuoto.
qui, vestita da bambina
prigioniera vuoi scappare da una perfida regina
col tuo principe immortale
non so dirti una parola, non ho niente di speciale
ma se ridi poi vuol dire che una cosa la so fare
se mi lancio in un’aiuola casco e non mi faccio…male
Il bridge che ci accompagna al ritornello è praticamente uguale a quello della prima strofa. Cambia solo una frase: “col tuo principe immortale”. E’ un principe, che vive una vita normale, ma che diventa immortale non essendo prigioniero degli schemi della vita, “perfida regina”.
e l’occhio ride, ma ti piange il cuore
sei così bella, ma vorresti morire
sognavi di essere trovata 
su una spiaggia di corallo una mattina dal figlio di un pirata
chissà perché ti sei svegliata
e il mondo ride se mi piange il cuore
La figura del comico è ambivalente: c’è sempre un po’ di malinconia e patetismo nella comicità, come se questa nascondesse una sofferenza più grande. Viene in mente la figura pirandelliana del comico, che si divide tra la comicità e l’umorismo, tra leggerezza e profondità.
sei così bella, ma vorresti sparire
in mezzo a tutte queste facce
come se con te sparisse anche il dolore senza lasciare tracce 
Lei non ha più voglia di vivere questa vita monotona, priva di sorprese. Nonostante la sua bellezza. Nonostante ci sia lui a provare a farla ridere, a farle dimenticare la sofferenza che nasconde dentro. E allora quello che vuole è evadere, lasciare tutto. Pensa così che scomparendo, se ne andrà anche il dolore.
e l’occhio ride, ma ti piange il cuore
sei così bella, ma vorresti morire
sognavi di essere trovata 
su una spiaggia di corallo una mattina dal figlio di un pirata
chissà perché ti sei svegliata 
Con questa canzone Cremonini si riconferma e convince, ma non del tutto. L’idea è coinvolgente, così come la musica, il testo ha tanti spunti, ma qualche volta si perde in alcuni formalismi, che spezzano il flusso emotivo del brano.
“Il comico” ha avuto un ottimo riscontro radiofonico, non solo per il lato musicale, ma anche per la scrittura, originale ma identificativa.  E’ questa la qualità principale del cantautore bolognese: riesce a parlare di vita comune, in una maniera non comune. Cremonini rappresenta una buona fetta del nuovo cantautorato pop in Italia, mercato che dagli anni ’70 ad oggi ha subito un’involuzione enorme, quindi è logico aspettarsi da lui qualcosa in più. “La teoria dei colori” è certamente un passo in avanti, ma ci auguriamo che la prossima tappa ci riserverà sorprese ancora più liete.

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