Viva La Vida – Coldplay

SIGNIFICATO

INTERPRETAZIONE #1

«È una storia che parla di un re che ha perso il suo regno, e tutto l’album si fonda sull’idea di rivoluzionari e guerriglie. C’è sottilmente questo punto di vista anti-autoritario che serpeggia in alcuni testi ed è un po’ del risultato finale tra l’essere circondati da governi da un lato, ma anche siamo esseri umani con emozioni e tutti moriremo e la stupidità di ciò che dobbiamo sopportare ogni giorno. Da qui il titolo dell’album» (Il titolo dell’album è Viva la vida or death and all his friends, ovvero Viva la vita o morte e tutti i suoi amici)». È il modo in cui il bassista dei Coldplay, Guy Berryman, spiegò il significato di questa canzone. Allo stesso modo, il batterista Will Champion ha affermato che tutto l’album parla di “provare a ricordare cos’è importante nella propria vita, piuttosto che lasciarsi trascinare dalle trappole delle altre cose».

Il titolo della canzone, Viva la vida, è ispirato al quadro della pittrice Frida Kahlo (Sandías con leyenda: Viva la vida, visibile a questo link), artista messicana della prima metà del Novecento dalla vita assai travagliata.  La frase di inno alla vita scritta da un’artista che ha vissuto tutte queste sventure ha colpito in modo particolare Chris Martin, frontman dei Coldplay.

La copertina dell’album raffigura il quadro La libertà che guida il popolo del pittore francese Eugène Delacroix (1798-1863), dipinto in occasione della lotta parigina contro il re Carlo X, fratello di Luigi XVI. Anche il video rappresenta i musicisti dei Coldplay “intrappolati” nel medesimo quadro.

Il testo della canzone non si riferisce ufficialmente ad un fatto o personaggio storico in particolare, ma è possibile speculare su numerosi riferimenti che rimandano un po’ allaBibbia (quindi alla figura di Gesù Cristo o direttamente a Dio) e un po’ alla rivoluzione francese, se non direttamente a Napoleone Bonaparte. Altre speculazioni sostengono che il testo parli di Nerone.

I primi versi, «ero quello che governava il mondo / I mari s’innalzavano quando davo l’ordine»(«I used to rule the world / Seas would rise when I gave the word»), potrebbero riferirsi alla spartizione delle acque da parte di Mosè, oppure alla leggenda di Canuto I d’Inghilterra, sovrano il quale pose il proprio trono vicino al mare per dimostrare ad alcuni cortigiani, che lo adulavano sostenendo che avrebbe potuto persino dare ordini alle acque impedendo loro di lambirlo, di non avere assolutamente questo potere.

«Ora al mattino dormo da solo / Spazzo le strade che una volta possedevo» («Now in the morning I sleep alone / Sweep the streets I used to own»): il re ha perso il suo potere e subisce anche l’umiliazione di fare un lavoro che, di solito, tocca eseguire agli strati sociali più bassi.

Con il verso «I used to roll the dice» (letteralmente: «ero quello che lanciava i dadi») possiamo carpire un altro possibile riferimento storico, questa volta a Giulio Cesare. Infatti è celebre l’espressione «alea iacta est» («il dado è tratto»), attribuita (dallo storico latino Svetonio) a Giulio Cesare, resa in inglese in vari modi tra cui «let the dice roll» («lanciate i dadi»), riconducibile al verso della canzone. L’espressione viene usata quando dev’essere presa una decisione irreversibile, da cui non si può tornare indietro; volendo, una tipica decisione che spetta a un sovrano.

Egli era talmente potente da sentire la paura negli occhi del nemico («feel the fear in my enemy’s eyes»), ma si è comunque ritrovato ad essere sostituito da un altro re: «ho sentito quando la folla cantava / “Ora il vecchio re è morto, lunga vita al re“» («listened as the crowd would sing / “Now the old king is dead, long live the king”»). L’origine di quest’espressione («il re è morto, lunga vita al re!» «viva il re!») è da ricercarsi in Francia («le roi est mort, vive le roi!») ai tempi dell’ascesa al trono di Carlo VII: un altro riferimento storico francese.

Il verso «un minuto custodivo la chiave» («one minute I held the key») potrebbe essere semplicemente una metafora per indicare sempre il potere del sovrano, ma si potrebbe anche rintracciare un riferimento biblico, precisamente al verso di Matteo 16, 19: (Gesù dice, rivolto a San Pietro) «[…] A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Un riferimento a San Pietro («St Peter») tornerà più tardi nel testo della canzone.

Se «un minuto custodivo la chiave» («one minute I held the key»), ora «quello successivo le mura si chiudevano su di me» («next the walls were closed on me»): le stesse mura che prima proteggevano il sovrano ora fungono da barriera nei suoi confronti.

Si conclude la strofa con un altro riferimento biblico: «e ho scoperto che i miei castelli sorgevano / su pilastri di sale e pilastri di sabbia» («and I discovered that my castles stand / upon pillars of salt and pillars of sand»). Questa volta, in Matteo 7, 24-27, troviamo: «[24] Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. [25] Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. [26] Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. [27] Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande».

Il sovrano sente le campane di Gerusalemme («I hear Jerusalem bells are ringing») suonare e la cavalleria romana («Roman cavalry choirs are singing», dove «cavalry»(«cavalleria») viene a volte confusa con «calvary» («calvario»)) cantare: potrebbe essere un riferimento all’Assedio di Gerusalemme del 70 a.C..

I versi successivi, «siate il mio specchio, la mia spada e scudo / I miei missionari in un campo straniero» («be my mirror, my soul and shield / My missionaries in a foreign field»), è probabile siano ciò che la cavalleria romana cantava, quindi non parole proferite dal sovrano bensì dai suoi nemici (ciò è plausibile proprio perché il verso precedente si concludeva con «i cori della cavalleria romana stanno cantando» … che cosa cantano?).

Un verso controverso è: «once you go there was never / never an honest word» (letteralmente: «una volta che sei andato non c’è stata mai / una parola onesta»). Il significato potrebbe essere che, una volta che si va in una determinata direzione (l’essere cattivi e spietati?), non si può più tornare ad essere “puliti” (onesti), sebbene ciò suoni un po’ forzato. Oppure, semplicemente, che una volta che si è andati via, nessuno parla bene di te (non c’è mai una «parola onesta» nei propri confronti). Oppure, secondo altre interpretazioni, quel «you» si riferisce ad una seconda persona, un interlocutore, che può essere la sorte («una volta che sei andata via») o la gloria. Oppure, volendo interpretare la canzone in modo più quotidiano, il destinatario di questa frase è la persona amata, la quale, una volta andata via, ha fatto crollare il mondo addosso al protagonista, che – presumibilmente – era qualcuno molto influente che, dopo aver perso tutto il suo potere, si è lasciato scappare persino la persona amata; oppure, viceversa, proprio per aver perso la persona amata ha finito per perdere tutto il resto (la propria forza interiore e quindi anche il potere).

«era un vento perverso e selvaggio / Buttava giù le porte per farmici entrare» («it was a wicked and wild wind / Blew down the doors to let me in»): si potrebbe vagamente riscontrare un riferimento a Napoleone Bonaparte riguardo al vento (simboleggiante forse una forza divina) che lo favoriva in qualsiasi sua azione. Infatti il popolo francese credeva che Napoleone fosse stato inviato da Dio stesso per risollevare le sorti della Francia. Potrebbe anche essere un riferimento a Gesù Cristo, favorito dalla medesima forza. Ad ogni modo, questo sovrano usava la forza per raggiungere i propri scopi, forse ricorrendo anche all’uccisione dei nemici tramite esecuzioni (rievocate dal suono dei tamburi: Shattered windows and the sound of drums), tanto che la gente non poteva credere a ciò cheera diventato (People couldn’t believe what I’d become).

Affermando che I rivoluzionari attendono / la mia testa su un piatto d’argento (Revolutionaries wait / for my head on a silver plate), il riferimento può essere duplice: alla richiesta (esaudita) di Salomè, pronipote del sovrano della Giudea Erode Antipa, di avere la testa di Giovanni il Battista su un piatto d’argento (tema ricorrente in molti dipinti); oppure a Luigi XVI, decapitato tramite ghigliottina.

Il sovrano si rende conto di essere solo un pupazzo sospeso su un filo solitario (just a puppet on a lonely string), quindi sempre in situazione precaria riguardo al proprio potere (e forse anche la propria vita), nonché alla mercé degli altri (delle folle?, di consiglieri malfidati?). Si chiede, infine, riflettendo tra sé e sé, chi vorrebbe mai essere re (Oh who would ever want to be king?).

Ora il ritornello varia soltanto in un verso, in cui il protagonista prende consapevolezza del fatto che San Pietro non chiamerà il suo nome (I know St Peter won’t call my name), vale a dire che si aspetta dannazione eterna per i mali che ha compiuto. A proposito di questa frase, il frontman dei Coldplay, Chris Martin, ha spiegato: “Si tratta di… Non sei sulla lista. Ero un cattivo ragazzo. Mi ha sempre affascinato l’idea di finire la tua vita ed essere giudicato in base a come l’hai vissuta. Ed è ciò che percorre molte religioni. È per questo che le persone fanno esplodere edifici. Perché pensano che otterranno un mucchio di vergini. […] È la cosa probabilmente più terrificante che puoi dire a qualcuno. Dannazione eterna. Conosco questa roba perché l’ho studiata. Mi interessava moltissimo. La conosco. E tuttora mi terrorizza un po’. Ed è una cosa seria”.

Di tutte le varie interpretazioni, comunque, nessuna è stata data per ufficiale. È possibile che la canzone parli, in generale, di una persona accecata dal potere che, una volta perso tutto ciò che aveva, si rende conto di aver trascurato le cose – valori compresi – importanti della vita.

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