Parlando del naufragio della London Valour – Fabrizio De André

SIGNIFICATO

INTERPRETAZIONE #1 (inviata da Stefano R.)

Parlando del naufragio della London Valour è una canzone “difficile”, con un testo volutamente slegato dalla musica e recitato; il tema del titolo, il naufragio della nave inglese London Valour nel Porto di Genova, è nascosto in una storia apparentemente “favolistica”, costruita sulla libera associazione di idee, in un testo in cui si trovano anche riferimenti alla realtà politica degli anni settanta, i cosiddetti anni di piombo. Questa canzone a mio avviso va letta anche alla luce di altre opere, come la successiva canzone La domenica delle salme, e l’intero album Rimini, in particolare le canzoni Andrea, Rimini e Coda di lupo.

Il naufragio della London Valour, evento reale accaduto a Genova nel 1970, in tal senso, potrebbe essere una metafora dell’intera società italiana di quel periodo. Tra l’altro, l’intenzione di De André era quella di descrivere i
comportamenti della massa, rappresentati in questo caso dagli abitanti della zona portuale di Genova, che quando si imbatte in una sciagura altrui vi assiste spinta dal solo movente della curiosità.

Il testo è volutamente criptico (a differenza di altri brani a sfondo politico dell’album), più in sintonia con lo stile di Bubola che quello di De André (forse è una delle canzone di De André di interpretazione più ardua, assieme a quelle composte con De Gregori in Volume 8), e maschera così le accuse più dirette al potere costituito, che avevano fruttato critiche al cantautore nel caso di Storia di un impiegato, che pure faceva ampio uso dell’ambientazione onirica e simbolica. Esso è da collegare anche alla precedente canzone Coda di lupo, della quale è l’ideale continuazione (dopo che il potere e le stragi hanno distrutto la contestazione pacifica degli studenti, quello che rimane è solo il terrorismo delle Brigate Rosse a gruppi affini che conduce al naufragio, accennato nella frase “i marinai uova di gabbiano piovono sugli scogli”, e la droga, già accennata nel finale di Coda di lupo quando parla del “cucchiaio di vetro” ad esempio e anche in questa canzone: “i marinai foglie di coca digeriscono in coperta”).

Secondo l’intepretazione di alcuni critici tra cui Cesare G. Romana, non confermata dagli autori, rappresenterebbe la realtà di fine anni ’70; ad esempio lo smantellamento dei gruppi di lotta armata, l’anno in cui i sogni rivoluzionari si scontrarono con la dura realtà (il sequestro Moro, le leggi speciali, ecc.) che nel giro di un decennio avrebbe portato alla pace terrificante di cui si parla ne ”La domenica delle salme” (1990), in cui De André ritorna sull’argomento del “colpo di Stato silenzioso”; vi è un possibile riferimento a Carlo Alberto Dalla Chiesa (o ad altre figure politiche e militari del periodo) e a una squadra di 9 assistenti, anche se in realtà il Nucleo Speciale Antiterrorismo era diretto da dieci ufficiali carabinieri, non da nove (“il macellaio mani di seta si è dato un nome da battaglia / tiene fasciate dentro il frigo nove mascelle – tra l’altro nell’album precedente, Volume 8, nella canzone ”Le storie di ieri”, scritta da Francesco De Gregori, “mascella” è il soprannome dato a Benito Mussolini-  antiguerriglia / ha un grembiule antiproiettile tra il giornale e il gilè”; da ricordare che Dalla Chiesa venne accusato di far parte della loggia P2, e il grembiule è parte dell’abbigliamento dei massoni, così come gli scacchi, citati in seguito, sono un possibile riferimento al pavimento delle logge o templi massonici); tutti gli ex partecipanti della scena politica, sia rivoluzionari sia reazionari – “il pasticciere di via Roma” con la “frusta giocattolo sotto l’abito da té”, cioè la violenza di Stato sotto l’aspetto rispettabile e legale del potere (compreso quello dei partiti di sinistra, come il PCI), e che “ogni dozzina di gradini trova una mano da pestare” cioè qualcuno con cui prendersela.

Il “paralitico” con “l’uccellino blu cobalto” e il “poeta metodista” che “ha spine di rosa nelle zampe” (quest’ultimo potrebbe però anche essere riferito a Riccardo Mannerini, poeta anarchico genovese, amico di De André, che era presente sul luogo del naufragio, infatti si dice che “la sua stella si è oscurata / da quando ha vinto la gara del sollevamento pesi”: Mannerini si suicidò nel 1980, nella palestra di proprietà della moglie dove lavorava questa figura, del “poeta con le spine di rosa nelle zampe” ricorda anche quella del “poeta della Baggina” de La domenica delle salme, definito “un pettirosso da combattimento”), che possono rappresentare gli ex rivoluzionari e gli intellettuali – dopo aver guardato la fine del capitano della nave, che si uccise dopo la morte della moglie annegata nel porto (cioè, nella lettura allegorica, questa è la fine della contestazione e anche della sua propaggine violenta; da ricordare che questo è il periodo dell’arresto del fondatore delle BR Renato Curcio (a Curcio e alle BR De André fa riferimento anche in Andrea: “sui monti di Trento” e ne La domenica delle salme: “sulla strada di Trento” e “l’amputazione della gamba / di Renato Curcio, il carbonaro” e forse, in generale ai terroristi carcerati, in Rimini: “e Colombo la chiama (…) lei gli toglie le manette ai polsi, gli rimbocca le lenzuola”; Colombo è anhc’egli “capitano”, come quello della London Valour), della morte in un conflitto a fuoco di sua moglie Margherita Cagol – interpretazione alternativa del “pettirosso da combattimento” della Domenica, della strategia della tensione e degli arresti di massa con le leggi speciali antiterrorismo) si accordano tutti insieme contro «ogni sorta di naufragi o di altre rivoluzioni / e il macellaio mani di seta distribuì le munizioni». Questo è anche un ulteriore possibile riferimento ai membri della sinistra extraparlamentare, che criticavano da sempre De André perché “borghese”, ma lentamente si spostarono invece su posizioni conservatrici, accanto ai nemici di un tempo, come si vedrà negli anni seguenti); il tutto però, raffigurato allegoricamente nella vicenda del naufragio. E’ da ricordare che De André non approvava, per motivi morali, ideologici e pratici, il terrorismo delle BR, ma come sempre era attento agli “sconfitti” e ai “ribelli”, specie se idealisti.

Come svelato da Cristiano De André, la canzone contiene anche una velata frecciatina a Francesco Guccini nel verso “il paralitico tiene in tasca un uccellino blu cobalto / ride con gli occhi al circo Togni quando l’acrobata sbaglia il salto” (probabilmente vuol dire che gli artisti di talento nascondono le loro capacità per compiacere una parte politica, ma ridono per invidia quando gli artisti liberi sbagliano le loro mosse; Guccini viene quindi associato ai sostenitori intellettuali della sinistra extraparlamentare, rivoluzionaria solo a parole), evidentemente come risposta ai riferimenti critici fatti da Guccini agli altri cantautori, tra cui De Andrè, in alcune sue canzoni, quali Via Paolo Fabbri 43 e L’avvelenata (“Colleghi cantautori, eletta schiera, / che si vende alla sera / per un po’ di milioni, / voi che siete capaci fate bene / aver le tasche piene / e non solo i coglioni”).

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5 risposte a “Parlando del naufragio della London Valour – Fabrizio De André”

  1. Attilio Donadoni ha detto:

    A me sembra molto troppo complicata come spiegazione….forse qualcuno interpreta a modo sue certe frasi che solo chi le ha scritte sa da dove nascono

  2. Tiberio ha detto:

    Interpretazioni molteplici sono possibili, di massoneria come potere s’è sempre parlato, ma questa canzone è parecchio ermetica, è comunque evidente che non parla della London Valour, per il riferimento a Curcio c’è, un trittico ideale tra questa, Andrea e La domenica delle salme.

  3. andrea primi ha detto:

    Perdonate ma non sono molto d’accordo con tutte queste interpretazioni. A meno che non fosse anche indovino, come poteva De Andrè scrivere nel 1978 di Dalla Chiesa piduista, visto che la loggia fu scoperta nell’81,delle uccisioni di terroristi che avvennero dopo, via fracchia è del 1980, anzi nel 1978 semmai si è all’apice della lotta armata, e non si inizia a smantellare un bel niente sino all’ottobre di quell’anno. A proposito, durante il sequestro Moro dalla Chiesa non aveva più incarichi antiterrorismo. Inoltre nel 1978 non si aveva tutta questa coscienza storica degli anni di piombo come si ha oggi. Bellissimo interpretare poesie,la storia no.

    • claudio testani ha detto:

      La strage nel carcere di Alessandria avvenne nel maggio 1974 e mi sembra di ricordare du opera degli “uomini” del generale.

    • Vito ha detto:

      Nel 1978 il Nucleo Speciale Antiterrorismo esisteva da quattro anni e aveva già portato all’arresto di Curcio e Franceschini, fondatori delle BR, a Pinerolo nell’ottobre ’74. Le leggi speciali che istituirono le carceri di massima sicurezza (Asinara, Cuneo, Fossombrone, Trani) furono approvate, se non ricordo male, nel 1977. Inoltre, anche se la lista di (alcuni) appartenenti alla loggia P2 fu trovata solo nell’81, vi era un sospetto generalizzato, anzi era quasi una “certezza senza prove” per dirla alla Pasolini, che gran parte degli apparati di sicurezza dello Stato fossero legati ad ambienti massonici eversivi e complici, se non proprio responsabili, della strategia della tensione. Tutte queste cose si sapevano benissimo, specialmente negli ambienti intellettuali.

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